a cura di Romolo Calandruccio
“Fin dal primo Novecento, la figura di Ferdinando Carulli, accolta e acclamata nel mondo chitarristico per la vastità e l’efficacia della sua opera didattica, rimane una presenza marginale se non del tutto assente nei recital e nei programmi da concerto con qualche eccezione per la musica da camera. Senza dilungarmi sulle motivazioni che hanno determinato questa incongruenza, ritengo che i tempi siano maturi per restituire a questo musicista, che è da considerare uno dei padri del chitarrismo moderno, il giusto valore artistico, ampliando sia l’approfondimento analitico della sua produzione, che l’indagine sulla sua figura di uomo e di artista in relazione al contesto storico-socio-culturale in cui operò…”
Così inizia il primo dei miei sette lunghi articoli pubblicati sulla rivista chitarristica “il Fronimo” a partire dal n. 191 di Luglio 2020 e fino al n. 196 di Gennaio 2022 (composto di bene 168 pagine). La ricerca, frutto di anni di lavoro per reperire materiale nuovo su Ferdinando e poter fare luce su tanti lati oscuri della sua vicenda umana e artistica.
Nell’articolo già pubblicato ho trattato la parte della vita a Napoli ricostruendo la famiglia di Ferdinando Maria Meinrado Francesco Pascale Rosario, ultimo di sei figli, definendo con certezza le origini pugliese della stessa e le cause che determinarono il suo definitivo allontanamento da Napoli. In esso si troveranno anche importanti spunti sui primissimi lavori di Carulli pubblicati a Napoli prima del suo esilio volontario temporaneo a Livorno e nel Nord Italia. Questa seconda fase della sua vita e la definitiva trasferta a Parigi saranno trattate nelle prossime uscite.
Per quanto riguarda l’esilio livornese finora si era a conoscenza fondamentalmente di una sola data certificata della sua presenza in città, quella della nascita del figlio Gustavo il 15 giugno 1801, per il resto nulla era mai stato pubblicato riguardo a questo periodo e agli avvenimenti a esso collegati. Oggi posso presentare altri documenti che determinano con certezza la sua presenza dal 1798 fino al 1802, ma anche una serie di teorie su una certa attività nel centro-nord Italia prima di partire alla volta di Parigi. Inoltre, sarà smentita, spero in modo definitivo, la “voce” ricorrente tra le varie biografie secondo cui Carulli si recò a Vienna o in Germania prima di andare in Francia.
Infine, ecco il “pioniere” della chitarra moderna nella città più alla moda dell’Ottocento, Parigi. Innanzitutto si dimostrerà che l’arrivo a Parigi avvenne nei primi mesi del 1809, con una serie di ragionamenti supportati da documenti storici e la scoperta, documentata in seguito su questo sito, di quello che potrebbe essere il suo ultimo concerto in Italia, a bologna il 27 febbraio 1809. Quindi tratteremo del suo debutto con alcune critiche finora sconosciute di suoi concerti inediti nella provincia francese e tante altre notizie a volte curiose; dei suoi numerosi spostamenti di residenza che a volte lo portarono ad avere vicini importanti come il giovane Listz; della fulgida carriera concertistica specialmente nei primi anni di permanenza e di compositore (poi trascrittore) e didatta per tutta la vita; delle amicizie di importanti personaggi parigini, dei suoi colleghi chitarristi, ecc.
Alla prima uscita dell’articolo è stato allegato il bellissimo ritratto a colori inedito di un “giovane” Carulli (40 anni ca.), attribuito a Louis Léopold Boilly (La Bassée 1761 – Parigi 1845), molto probabilmente risalente ai primissimi anni della sua permanenza parigina e, cosa importante, l’unico che lo ritrae con una chitarra. Come molti sanno le immagini di Carulli che si possedevano finora erano le due celeberrime litografie. Di questo “regalo” devo ringraziare innanzitutto il dott. Giovanni Accornero collezionista e proprietario del dipinto, per avermi permesso di farlo pubblicare, ma prima ancora gli amici che me lo hanno a suo tempo segnalato e fatto vedere, il M° Stefano Magliaro e il liutaio Gerardo Parrinello. Devo ringraziare anche il direttore responsabile della rivista, la dott.ssa Lena Kokkaliari, per aver da subito avallato e sostenuto questa mia idea. Il dipinto verrà analizzato in modo approfondito nell’ultima parte della biografia.
Spero che la lettura di questa nuova biografia possa servire per capire meglio la personalità di questo importante chitarrista che rivoluzionò nel vero senso della parola il modo di suonare, aprendo definitivamente una strada sulla quale ancora camminiamo. Auspico anche possa essere da stimolo per ulteriori approfondimenti e conferme di alcune teorie che, seppur ben argomentate, è bene documentare con certezze storiche oggettive e inconfutabili. Buona lettura… Per chi non fosse già abbonato alla rivista o non riuscisse a reperirla nei negozi specializzati, si può richiedere direttamente alla redazione sul sito www.ilfronimo.it .
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Valiosa publicacion
Muchas Grazias!