a cura di Romolo Calandruccio
Sulle vicende della fanciullezza di Giulio Regondi sono state fatte tante ipotesi e supposizioni da parte di tutti gli studiosi che si sono occupati della sua biografia cominciando da Simon Wynberg. Quest’ultimo, prendendo spunto dal lungo articolo biografico su Giulio Regondi pubblicato su “The Musical World” il 25 maggio 1872 (p. 332), narra di un bambino dall’infanzia rubata, almeno da quanto riportato nell’articolo da un’amica personale di Giulio, una certa Madame Fauche:
“Il suo primo ricordo personale era di una grande e antica casa di Lione, dove viveva con un uomo che si definiva suo padre e che insegnava la lingua italiana. Il dottor George Young, un noto medico londinese, fratello di Charles Young, il drammaturgo, dovendo compiere un viaggio in Italia si fermò a Lione per prendere lezioni e migliorare la propria conoscenza dell’italiano. Durante tali lezioni Regondi senior si dilungava sempre e con insistenza sulle doti del figlio. Il dottor Young ascoltò Giulio suonare la chitarra e ne fu affascinato e stupito a un tempo. Consigliò a Regondi senior di portare il fanciullo a Londra. Probabilmente fu per questo che il povero bimbo fu costretto ad esercitarsi cinque ore al giorno, mentre il padre usciva di casa di buon’ora e tornava solo per cena a tarda ora. La porta esterna dell’appartamento veniva tenuta chiusa per impedire al bambino di uscire da casa, dove restava sempre solo e a un vicino, che abitava in una stanza contigua alla loro, era affidato il compito di tenere d’occhio Giulio e di riferire sulle sue attività. A seconda di quanto veniva riportato, il bambino doveva starsene a fianco del letto del padre per recuperare tutto il tempo che si diceva egli avesse perso durante il giorno. […] Il ragazzo non ricordava di essere uscito di casa neanche quando era venuto un uomo a prendergli le misure per un abito, che egli usò per esibirsi in un concerto pubblico […]”. (Simon Wynberg, Giulio Regondi, Cenni biografici, “il Fronimo” n. 42, gennaio 1983, pp. 8-9.)
Come fa notare lo stesso Wynberg è possibile che Madame Fauche abbia aggiunto qualche particolare strappalacrime alla storia, ma in realtà somiglia molto a una delle tante descritte nelle cronache londinesi del tempo, o in alcuni romanzi di C. Dickens e E. Malot, che raccontano di personaggi senza scrupoli che sfruttavano bambini orfani, abbandonati o a volte venduti dalle famiglie stesse.
Oltre alla testimonianza della “portavoce” di Giulio, anche Boris Amisich, nell’ampio studio biografico su Regondi, asseriva che il fanciullo iniziò la sua “carriera” concertistica a Lione, prima di recarsi a Parigi1, ma l’ipotesi rimaneva non documentata. Oggi sono in grado di confermare attraverso prove concrete sia l’ipotesi di Amisich che la versione della Fauche e non solo. Scopriamo che Regondi già a Lione conosceva e suonava in concerto due brani di Carulli che diventeranno suoi cavalli di battaglia: il Concerto e la Grand Marche d’Aline per due chitarre. Inoltre, sembra che il Metodo e le opere di Carulli fossero presenti anche nella formazione chitarristico-musicale del piccolo virtuoso, perché il suo insegnante e padre adottivo si era formato secondo i dettami di Sor e di Carulli.
Regondi debuttò come concertista il 24 aprile 1828 in un concerto del violinista e compositore belga Joseph Ghys (Gand 1801 ca. – San Pietroburgo 1848) (fig. 1).
Ecco cosa riportava il critico del Journal du commerce, de la ville de Lyon et du département du Rhone (in seguito JLR) il 27 giugno:
“Quarto concerto di M. Ghys. […] Un piccolo virtuoso in erba ha debuttato in questo concerto, è stato pubblicizzato sulla locandina come un dilettante di sei anni. Siamo ben abituati ai piccoli prodigi, ma non pensavamo di poter quasi vedere avverarsi la frase comica di Perlet ne L’Artiste: “A quattro anni ero un colosso, ho schiacciato mio padre”. Il giovane artista ha suonato due brani alla chitarra con un talento che fa presagire un grande musicista; abbiamo ammirato la destrezza delle sue piccole dita e la precisione che metteva nel suonare. Questo bambino, dotato di tutte le grazie della sua età, ha incantato il suo pubblico; sedeva molto serio su una poltrona posta su un tavolo, il pubblico non sembrava intimidirlo in alcun modo. Ci fu detto che era il figlio adottivo del Sig. Regondi, maestro di chitarra, il quale, trovata questa creatura innocente abbandonata sotto la volta del Gran Collegio (fig. 2), la accolse e le dedicò tutte le cure più affettuose di un padre. Il signor Regondi sarà ben ricompensato per questo tratto di umanità dai progressi del suo giovane allievo.”. (JLR, An. 5° n. 681, 27.04.1828, p. 3)
Il giornalista oltre all’aspetto prettamente musicale, ne porta alla luce uno biografico molto importante e finora in parte sconosciuto, ovvero, Giulio è un “trovatello”. Secondo Amisich l’uomo che si finge padre adottivo in realtà sarebbe un tale Joseph o Giuseppe Regondi, maestro di lingua italiana e musicista, che avrebbe rapito a Ginevra un bambino di due anni (Giulio) recandosi nel 1824 a Lione. Ma tralasciamo le altre vicende biografiche per continuare a tracciare il percorso artistico a Lione.
Il debutto suscitò molto entusiasmo e il 30 giugno lo stesso giornale annuncia un suo prossimo concerto. La notizia interessante è che Regondi Senior si sia formato, e di conseguenza formerà Giulio, secondo i metodi e gli studi di Sor e di Carulli (storpiato in Garuli):
“Il piccolo Jules, figlio adottivo e allievo del Sig. Regondi, che si è recentemente esibito al concerto del Sig. Ghys, ha suscitato un vivo scalpore tra i dilettanti; le signore amano particolarmente questo bambino affascinante, che hanno soprannominato Amorino. Abbiamo appreso che il Sig. Regondi, cedendo alle richieste rivoltegli, terrà un concerto dove il piccolo Jules dispiegherà il suo precoce talento in più brani. Sarà ascoltato anche il suo maestro, che si dice segua le orme di Sor e di Garuli [sic]. Il concerto sarà composto in modo tale da stuzzicare la curiosità, che sarà resa molto interessante dal piccolo virtuoso di sei anni. Non sappiamo ancora in quale luogo si terrà questo concerto”. (JLR An. 5° n. 682, 30.04.1828, p. 1)
Per il concerto si dovette aspettare quasi un anno e il 24 aprile 1829 veniva presentato così:
“Concerto del Petit Jules. Questo piccolo prodigio musicale, al cui talento abbiamo già più volte reso giustizia, darà questa sera nel salone della casa Thiaffait (fig. 3), via Vieille Monnaie, un concerto che ci sembra organizzato in modo tale da soddisfare i veri intenditori. I progressi compiuti da questo giovane virtuoso nell’ultimo anno sono davvero sorprendenti, e difficilmente si crederebbe che in così tenera età un bambino sia abbastanza bravo da eseguire il concerto di Carulli, che presenta le maggiori difficoltà. […] Programma […] 3° L’Amor Marinaro, aria variegata di Legnani, primo chitarrista d’Italia, eseguita dal piccolo Jules. […] 8° Concerto di Carulli, eseguito dal piccolo Jules. […] 10° Variazioni eseguite dal piccolo Jules, composte e accompagnate da M. Regondi. […]”. (JLR An. 6° n. 836, 24.04.1829, p. 2)
Quest’annuncio certifica che la prima esecuzione di Regondi del Concerto di Carulli avvenne a Lione, quando Giulio aveva solo sette anni.
Il concerto venne recensito in modo entusiastico sulla testata cittadina il 5 maggio.
Il mese seguente venne riportata la notizia della presenza “dell’interessante piccolo Giulio”, così lo definisce il recensore, nel concerto della famosa cantante Clorinde Moline.
Il concerto si tenne il 26 giugno 1829 e dal programma sappiamo che Giulio eseguì un “Solo di chitarra”.
Purtroppo non abbiamo nessun resoconto del concerto, il critico del giornale dichiara di non essere risucito ad assistervi, ma che i commenti riportati erano tutti molto positivi.
Infine il JLR del 17 febbraio 1830 ci fornisce molto probabilmente la cronaca dell’ultima esibizione pubblica di Giulio a Lione:
“Domenica scorsa [14 febbraio], il piccolo Jules che, all’età di sette anni, ha già più talento con la chitarra di molti artisti consumati, si è fatto sentire tra due pièces [teatrali], ed ha eseguito delle variazioni sulla Marcia di Aline con un gusto e una disinvoltura davvero notevoli. Ricoperto tre volte da giusti applausi, non ha lasciato a molti spettatori altro rammarico se non quello di non averlo più sentito. Ci è stato assicurato che questo giovane e sorprendente virtuoso partirà presto per Parigi; crediamo che sarebbe una cosa piacevole per il pubblico decidere di farsi sentire ancora una volta al Grand-Théâtre prima di questa partenza”. (JLR An. 7° n. 964, 17.02.1830, p. 1)
Quest’ultimo articolo ci fornisce la prova della conoscenza dell’altro brano di Carulli, La Marche d’Aline, che diventerà assieme al Concerto una presenza quasi costante nei suoi programmi permolti anni a venire. Malgrado in questo caso non sia presente il nome dell’autore, tutto fa pensare che si tratti dell’op. 219 bis o ter di Carulli. Inoltre, viene annunciata la sua imminente partenza per Parigi dove approderà qualche mese dopo suonando gli stessi brani finora proposti a Lione.
La prima notizia della sua presenza a Parigi finora segnalata è del 13 aprile e riporta “un resoconto di una serie di concerti effettuati all’interno di saloni o abitazioni private”2, ma in realta già il 9 aprile il Journal des débats politiques et littéraires parlava di come il giovane virtuoso aveva stupito tutti gli artisti e i dilettanti. Il primo dei concerti pubblici che Regondi tenne a Parigi ebbe luogo il 27 aprile presso il Salon del Sig. Petzold. La recensione, apparsa su Le Figaro del 28 maggio 1830 (p. 3) riporta: “[…] Il giovane chitarrista ha stupito tutti. Ha cominciato con un concerto solistico, ognimovimento del quale è stato salutato da molti applausi. Ha eseguito poi alcune variazioni sulla marcia di “Aline” e altre composte da suo padre […]”.
Come possiamo notare il recensore non riporta l’autore dei brani ma, come rilevato da Amisich3 e alla luce di queste mie nuove scoperte, si tratta sicuramente dei brani di Carulli presenti già nelle esibizioni di Lione e in quasi tutti i concerti tenuti in Irlanda e Inghilterra negli anni successivi.
Viste le vicende che seguiranno, molto probabilmente Regondi Senior prese in seria considerazione il suggerimento del dottor George Young che a Lione, come riferito dalla Fauche, gli suggerì di portare il piccolo Giulio a Londra, infatti Parigi sarà solo una delle mete del viaggio verso Londra.
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Note
1 Alessandro Boris Amisich, Giulio Regondi: un bambino prodigio?, “il Fronimo” n. 45, ottobre 1983, p. 33. (Cfr. anche A. Boris Amisich, Giulio Regondi, Guitart n. 8, ottobre-dicembre 1997, p. 29 e Peter Pietres, I bambini prodigio della chitarra nella prima metà dell’ottocento, “il Fronimo” n. 100, luglio-ottobre 1997, p. 94).
2 Alessandro Boris Amisich, Giulio Regondi, Guitart, op. cit., p. 29.
2 Alessandro Boris Amisich, Giulio Regondi: un bambino prodigio?, op. cit., p. 34.